La Camera ha approvato un emendamento al decreto legge 51 del 2023 che tra le altre cose contiene l’estensione della moratoria sui sistemi di riconoscimento facciale che scadeva a fine anno; così fino al 31 dicembre 2025 sia le autorità pubbliche e la PA, sia i privati, NON potranno installare impianti di videosorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
L’emendamento andrà confermato al Senato, tuttavia non si prevedono colpi di scena.
Rimane possibile invece l’impiego della videosorveglianza con videoanalisi, anche se richiede una Valutazione di Impatto Privacy Preliminare e la supervisione del Responsabile Protezione Dati (DPO).
La conferma della moratoria, anche se in linea con l’orientamento europeo, non era così scontata: alla fine di aprile il ministro dell’Interno in un’intervista aveva sostenuto la necessità di installare impianti di VDS con riconoscimento facciale in centri commerciali, stazioni e nelle zone più “calde” delle città per garantire maggiore sicurezza.
La moratoria blocca così ogni tipo di sistema di telecamere con riconoscimento facciale, quindi anche nei negozi, sopra a cartelli pubblicitari o kiosk informativi, biglietterie automatiche (situazioni già verificate in passato e bloccate dal Garante Privacy), ad eccezione di sistemi richiesti dall’autorità giudiziaria per le finalità di indagine.
Gli esperti di tecnologia, il National Institute of Standard and Technologies americano, l’Electronic Frontier Foundation, vari attivisti per la privacy tra cui Maximilian Schrems e non ultimi i Garanti per la protezione dei dati personali europei, sostengono da tempo che questi sistemi, oltre a non essere molto precisi, hanno un impatto dirompente sulla privacy delle persone.
Gli algoritmi ed i meccanismi di Intelligenza Artificiale non sono noti (e non vengono resi pubblici per ovvi motivi commerciali) e commettono errori anche piuttosto marchiani, ma in contesti di questo genere possono condurre a discriminazioni che in ambiti come quello giudiziario non possono essere tollerate.
Il riconoscimento facciale porta inoltre ad una schedatura di massa ed alla raccolta massiva di dati di persone che espone tutti i cittadini a conseguenze potenzialmente enormi.
In ambito condominiale dunque, questi sistemi non si possono installare, ma rimane possibile l’installazione di sistemi di videoanalisi a patto di svolgere la Valutazione di Impatto Privacy preliminare e nominare un DPO.