La vicenda dell’incendio al data center del provider OVH a Strasburgo, che ha messo in ginocchio tantissimi clienti italiani (tra cui anche tantissime Pubbliche Amministrazioni) ripropone in maniera plastica, il problema che deriva dalla perdita di dati a seguito di un evento non prevedibile.
Nel dare la notizia, il fondatore di OVH Octave Klaba, ha subito avvisato tutti i clienti di attivare i piani di disaster recovery, per fare capire la gravità della situazione: spostare i servizi, dal punto di vista informatico, è piuttosto veloce, spostare i dati no, e molto probabilmente i supporti che contenevano i dati, sono andati distrutti.
Questo significa che tutti i webmaster dei 3,6 milioni di siti che sono finiti offline avrebbero dovuto ricaricare i loro dati aggiornati ai momenti prima dell’incendio, sui nuovi server che OVH ha poi messo a disposizione.
Siccome molti dei clienti non hanno più i loro dati perchè non ne avevano fatto alcuna copia, OVH ha preparato un piano per supportarli e cercare di recuperare dati ed applicazioni andate in fumo.
Questa non è una situazione normale ma deve fare riflettere, ogni volta che si allocano dati sul cloud è necessario che ci sia almeno una copia anche locale.
Oltre ad avere le copie è necessario sapere come impiegarle poichè come richiesto dal Regolamento (art. 32), il ripristino dei dati deve avvenire “tempestivamente“.
Per mettere al sicuro i dati è necessario pertanto partire da un inventario: quali dati sono custoditi solo on line o nel cloud? La posta elettronica, i dati del gestionale (ad esempio Danea o H2) … Lo avete già fatto?